NAPOLI – Per la prima volta viene ricordato pubblicamente ed a 5 anni dalla sua scomparsa Sergio Marchionne. Oggi pomeriggio in una sala affollata di Piazza dei Martiri, all’Unione Industriali di Napoli, non a caso si respirava un’aria di rispetto e riflessione. Il convegno, promosso dagli Industriali di Napoli e dal suo presidente, Costanzo Jannotti Pecci, non si è rivelato un mero esercizio di nostalgia, ma un’analisi attenta e concreta di un periodo cruciale della storia industriale italiana. Il protagonista indiscusso è Sergio Marchionne, l’abruzzese che ha lasciato il segno nel mondo dell’auto, salvando la Fiat e contribuendo al rilancio dell’Italia in questo settore.
Marchionne, con il suo inconfondibile “pullover” nero, ha sfidato le convenzioni, privilegiando i fatti alla retorica. È diventato un simbolo di pragmatismo e competenza, un faro per l’industria italiana. Il suo nome, a cinque anni dalla sua morte, continua a risuonare come un monito e un esempio.
Il convegno ha visto la partecipazione di figure di spicco del mondo industriale, accademico e giornalistico, tra cui Paolo Griseri de “La Stampa”, Paolo Rebaudengo, ex responsabile delle Relazioni Industriali di Fiat, e Raffaele De Luca Tamajo, professore emerito dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
Jannotti Pecci ha aperto il convegno sottolineando «l’importanza di Marchionne come innovatore, paragonandolo a un altro grande innovatore recentemente scomparso, Silvio Berlusconi. Ha poi ricordato alcune delle mosse più audaci di Marchionne, come il prestito convertendo e la sottrazione di 2 miliardi di dollari a General Motors, che ha permesso di salvare la Fiat e acquistare Chrysler».
Paolo Rebaudengo ha ricordato il caso General Motors come uno dei momenti più emblematici della gestione Marchionne, sottolineando la sua visione lungimirante e la sua capacità negoziale. “Ricordo che mi disse che avrebbe potuto negoziare ancora, un po’ di più con gli americani, ma che non era sicuro di poter ottenere le stesse garanzie anche il giorno dopo,” ha raccontato Rebaudengo.
Sebastiano Garofalo, ex Plant Manager FCA, ha ricordato l’importanza di Marchionne per il Sud Italia, sottolineando il suo impegno nel portare la produzione della Panda a Pomigliano. “Tra i tanti meriti di Marchionne, c’è anche quello di aver creduto nel Sud,” ha detto Garofalo.
Iniziativa quella di oggi che ha anche offerto l’occasione per ricordare alcuni dei momenti più significativi della carriera di Marchionne, come il lancio della nuova Fiat 500 nel 2007, un evento che ha evidenziato la sua grande umanità. Ma anche la decisione di Fiat di uscire da Confindustria, una mossa che, secondo il professor De Luca Tamaio, è nata dall’esigenza di “sterilizzare” un processo produttivo che risentiva di un assenteismo anomalo e di una contrattazione collettiva che imbrigliava l’azienda.
«Se mi si chiede di ricordare l’uomo, mi vengono in mente tre definizioni: umano, fortemente manifatturiero, leale», dice in chiusura Giovanni Sgambati, segretario generale UIL Napoli. Che però poi avverte: «Esiste uno sproporzionato potere, molto forte, dei francesi in Stellantis. Abbiamo in Italia circa un milione di lavoratori nel settore dell’automotive. Se non si costruisce un contrappeso, anche dal punto di vista decisionale, e si può fare solo essendo presenti nel cda di Stellantis, rischiamo di essere un Paese che va verso il declino nel settore».
In definitiva, il convegno ha offerto un ritratto complesso e sfaccettato di Sergio Marchionne, un uomo che, con il suo pragmatismo e la sua capacità di fare, ha lasciato un segno indelebile nella storia industriale italiana.
L’articolo Sergio Marchionne: a 5 anni dalla scomparsa Unindustria Napoli ne ricorda la figura in un convegno proviene da NEWS 24 ORE SU 24.
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