ROMA – In un’epoca in cui la gestione dei rifiuti è diventata una sfida globale sempre più urgente, una nuova ondata di designer sta cavalcando l’onda della creatività per trasformare ciò che è scarto in oggetti indossabili unici e straordinari. Se un tempo l’upcycling era un concetto applicato principalmente ai tessuti, alla pelle e alla plastica per creare capi d’abbigliamento, oggi si estende anche alla sfera degli accessori, come i gioielli, conferendo loro un nuovo e affascinante valore.
In Italia, numerosi artigiani stanno brillando nel panorama dell’upcycling del vetro, un materiale che sembra fatto apposta per essere rigenerato all’infinito. Il vetro è riciclabile al 100% e, a differenza di molti altri materiali, conserva intatte le sue proprietà anche dopo numerosi cicli di riciclo. Questo lo rende perfetto per progetti che uniscono sostenibilità ed eleganza, trasformando frammenti di vetro in veri e propri capolavori.
È interessante notare come, durante le operazioni di pulizia delle spiagge, si scopra spesso la presenza di frammenti di vetro lungo le coste. Questi pezzi, frutto di smaltimenti impropri o dell’inesorabile azione del mare e delle onde, sono oggi oggetto di un’attenzione particolare da parte di artigiani che, con un occhio attento alla sostenibilità, li trasformano in gioielli dal fascino unico. Pur partendo tutti dallo stesso materiale di scarto, ogni artigiano infonde nella propria opera uno stile inconfondibile, creando pezzi che sono espressione della loro personalità e del loro talento.
Alcune testimonianze illuminano il processo creativo che si cela dietro questi gioielli. Un artigiano, ad esempio, racconta: “Raccogliamo il vetro scartato da amici, ristoranti e colleghi artigiani, selezionando solo i pezzi in buone condizioni. Una parte viene riciclata, mentre un’altra viene trasformata in splendidi tesori. La lavorazione è rigorosamente manuale e sfrutta tecniche come la lavorazione a lume e la fusione.” Un’altra designer condivide la sua storia: “Fin da piccola, nella mia città natale sulla Costa Brava, ho raccolto frammenti di vetro marino, una tradizione della mia terra. Quando ho iniziato a creare gioielli, ho scelto di lavorare con questo materiale non solo per la sua riciclabilità, ma anche perché mi piace l’idea di legare ogni pezzo al luogo in cui sono cresciuta.”
Un anno fa, un’idea innovativa nel riciclo del vetro ha dato vita a una startup che sta letteralmente cambiando le regole del gioco. Rehub, fondata da Matteo Silverio e Marta Donà a Murano, ha conquistato il Premio Green&Blue nell’ambito del Premio Nazionale Innovazione (PNI), ottenendo il riconoscimento dall’Ocse come esempio di best practice per la creazione di reti tra enti locali, investitori, imprese e università.
Murano, la patria del vetro, produce ogni anno circa 1000 tonnellate di scarti di vetro, che di solito finiscono tristemente in discarica. Matteo e Marta, dopo aver accumulato esperienze all’estero, sono tornati in Italia con una missione: trasformare questi rifiuti in qualcosa di utile e bello per il Pianeta. Così è nata Rehub, un laboratorio che dona una seconda vita agli scarti di vetro grazie a una tecnologia all’avanguardia.
“Abbiamo sviluppato un processo che trasforma il vetro in una sorta di pongo modellabile, che possiamo lavorare a mano, tramite stampanti 3D o con tecniche di iniezione, tutto a temperatura ambiente. Mescolando il vetro con leganti naturali, lo rendiamo lavorabile come plastilina. In questo modo possiamo realizzare qualsiasi oggetto di design e accessori per il mondo della moda, utilizzando vetro artigianale di lusso,” spiega Matteo.
A Murano, l’isola celebre per la sua tradizione vetraria, l’innovazione di Rehub è stata accolta con grande entusiasmo. I maestri vetrai locali forniscono gli scarti, che vengono trasformati attraverso un processo di manipolazione a freddo, attualmente in fase di brevetto. Rehub riesce a processare 50 kg di scarti al mese, trasformandoli completamente in prodotti finiti, senza generare ulteriori rifiuti. L’obiettivo è incrementare la capacità di lavorazione a 200 kg al mese, continuando a creare valore, sia economico che ambientale.
Il cambiamento si è reso visibile anche attraverso la mostra “Murano: Upcycling Glass”, inaugurata lo scorso anno. Curata da Matteo Silverio, la mostra ha riunito quaranta opere realizzate dai maestri di Murano utilizzando vetro industriale riciclato, un materiale molto diverso dal tradizionale vetro dell’isola. L’esposizione, ospitata al Museo del Vetro di Murano, è stata prorogata per accogliere l’entusiasmo del pubblico e ha coinvolto quindici maestri provenienti da aziende che aderiscono al Marchio della Regione del Veneto Vetro Artistico® Murano, gestito dal Consorzio Promovetro.
Questi maestri hanno dimostrato che anche dai rifiuti di vetro possono nascere opere d’arte straordinarie, utilizzando tecniche raffinate come la soffiatura, la vetrofusione, la lavorazione a lume, la molatura e la battitura, che hanno reso l’artigianato muranese famoso in tutto il mondo. L’obiettivo della mostra è sensibilizzare il pubblico sui temi del riciclo, dell’uso consapevole delle materie prime e della sostenibilità, attraverso un allestimento che ricrea l’ambiente di un moderno loft domestico nella Sala Brandolini.
“Murano: Upcycling Glass” è parte integrante delle iniziative di The Venice Glass Week 2023, il festival internazionale che Venezia dedica all’arte vetraria dal 2017, e supporta il progetto di tutela dell’ecosistema lagunare “Sea the Change”. Questa mostra, caratterizzata da un basso impatto ambientale, continuerà a promuovere il riciclo anche dopo la sua conclusione, coinvolgendo la comunità e investendo in progetti di mitigazione delle emissioni di CO2 nella laguna di Venezia, promossi dalla startup “Sea the Change”.
Il progetto di mitigazione delle emissioni sostenuto dalla mostra si svolge nell’area lagunare di Caposile, Venezia, dove si lavora per proteggere gli ecosistemi lagunari, come macroalghe e fitoplancton, noti per la loro capacità di catturare e immagazzinare grandi quantità di CO2 attraverso la fotosintesi. Grazie al riciclo di circa 350 kg di rottami di vetro, “Murano: Upcycling Glass” ha evitato l’emissione di 127 kg di CO2 eq. Saranno inoltre compensate le emissioni generate dalle attività di lavorazione del vetro per la creazione delle opere, stimate in circa 7 tonnellate di CO2 eq, seguendo le linee guida dell’ISPRA.
Con queste iniziative, Murano si conferma non solo come la culla della tradizione vetraria, ma anche come un faro di innovazione e sostenibilità, capace di trasformare il passato in un futuro più verde, consapevole e creativo.
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