PALERMO – Un’importante operazione a Palermo ha portato all’arresto di 11 persone e alla detenzione domiciliare di altre 5, tutte accusate di aver partecipato a un’ampia rete di riciclaggio di denaro per conto dei clan mafiosi locali, con la complicità di imprenditori e esperti finanziari. L’inchiesta ha inoltre emesso 12 avvisi di garanzia.
Tra gli indagati figurano esponenti storici della mafia di Salemi, leali al noto boss Matteo Messina Denaro. Questi sono accusati di aver riciclato milioni di euro e di aver consolidato legami con le ‘ndrine calabresi. Le accuse spaziano da associazione mafiosa a riciclaggio di denaro, turbativa d’asta e ricettazione.
Angelo Salvatore, riconosciuto capomafia di Salemi e già condannato per associazione mafiosa, è una delle figure centrali dell’indagine. Lui, insieme a suo figlio Andrea, avrebbe orchestrato complesse operazioni di riciclaggio utilizzando le proprie competenze per infiltrarsi nei sistemi informatici bancari. Tra le manovre scoperte, c’è stata anche il tentativo fallito di acquisire 12 punti vendita della Coop Sicilia e il riciclaggio di lire fuori corso per conto della ‘ndrangheta.
L’inchiesta ha anche rivelato un tentativo di manipolazione in una gara pubblica per la gestione dell’energia elettrica a Favignana, con l’obiettivo di far vincere due società di Mazara del Vallo. La strategia utilizzata per i trasferimenti di denaro sporco includeva l’uso di banche internazionali di grande rilievo, come HSBC, per mascherare le operazioni illecite tra le molte altre legittime, minimizzando il rischio di segnalazioni antiriciclaggio.
Le intercettazioni hanno rivelato anche dialoghi tra Andrea Angelo e suo padre, con il primo che rassicurava l’altro sulla sicurezza delle loro operazioni, ignaro di essere monitorato. La preoccupazione per la sicurezza dell’uomo era palpabile anche nelle conversazioni con sua moglie, che temeva per le possibili conseguenze delle loro attività illecite.
Quest’operazione mette in luce la sofisticata rete di riciclaggio che lega la criminalità organizzata siciliana a quella calabrese, dimostrando la continua necessità di vigilanza e intervento da parte delle forze dell’ordine e della giustizia.
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