Elena Ventura è una cantautrice molto promettente che, attraverso la sua musica, esplora temi universali. Elena ha fatto della determinazione la sua cifra distintiva, costruendo un percorso artistico intenso e ricco di sperimentazione. Dopo aver cominciato a scrivere canzoni al pianoforte, ha trovato una nuova fonte di ispirazione nell’ukulele, uno strumento che le ha permesso di esprimere un lato più leggero e giocoso della sua personalità musicale. Con il suo ultimo singolo Inevitabile, invita gli ascoltatori ad abbracciare le imperfezioni della vita, celebrando la capacità di rialzarsi nonostante le difficoltà. Ecco cosa ci ha raccontato in questa intervista.
Ciao Elena, benvenuta su Prima Music. Nel processo di scrittura di “Inevitabile l’ukulele ha giocato un ruolo chiave nello sblocco della tua creatività. Com’è stato per te passare dal pianoforte a questo strumento, e in che modo ha influenzato il mood della canzone?
Ho cominciato a scrivere le mie canzoni, i miei inediti, sedendomi al pianoforte. Spesso, sperimentando e lasciandomi andare, nascevano delle melodie in modo spontaneo. A volte emergevano ritornelli o melodie complete, quasi dal nulla, senza neanche bisogno di uno strumento. Era un periodo in cui mi sentivo bloccata a livello creativo, e il mio produttore e amico Nicola Nastos mi ha suggerito di provare con un altro strumento: l’ukulele. Questo consiglio è stato davvero una svolta per me, dandomi una nuova spinta creativa. Grazie all’ukulele, sono riuscita a creare qualcosa che rispecchiava il mood che stavo cercando: un’atmosfera più gioiosa, ritmica, e dolce. Il suono dell’ukulele evoca infatti un lato più giocoso, più “happy”. Questa influenza si riflette nella canzone, che trasmette serenità sia nelle parole che nella melodia, dando un senso di rassicurazione e leggerezza.
Hai detto che la canzone è nata senza un’esperienza personale specifica, ma più come una riflessione sulla vita e i suoi alti e bassi. Credi che questa spontaneità abbia contribuito a rendere il brano più universale e accessibile a chi lo ascolta?
Sì, esatto, la canzone non è legata a un’esperienza specifica, ma riflette più in generale su quello che ho compreso della vita. È una riflessione sull’accettazione di ciò che la vita è, e credo che questo significato sia abbastanza universale. Penso che molti possano ritrovarsi in queste parole. Non riguarda un evento particolare che ho vissuto solo io, ma parla degli aspetti della vita in generale, che ha momenti belli e brutti, con alti e bassi. Nonostante tutto, bisogna andare avanti, perseverare e avere coraggio. Credo che il messaggio sia chiaro e accessibile a tutti, e spero che molti possano riconoscersi. Magari ognuno pensa a un’esperienza personale, o si trova in un momento difficile, e ascoltando questa canzone può trovarci un messaggio di speranza. Questo è il mio intento, in fondo.
Il video di “Inevitabile” è stato girato in un contesto naturale con contrasti di luce e ombra. Come hai scelto questo ambiente, e in che modo ritieni che rispecchi l’essenza della canzone?
Abbiamo scelto di girare il video sul Monte Penna, in Liguria, in questa splendida foresta di faggi e abeti, perché l’ambiente era perfetto per creare giochi di luce e ombre. Volevamo trasmettere il significato profondo della canzone, e quell’alternanza di chiari e scuri rendeva visibile proprio l’essenza del messaggio. Abbiamo anche aggiunto un effetto di pioggia finta, nonostante fosse una giornata bellissima e soleggiata. Questo contrasto tra sole e pioggia, tra luce e ombra, rispecchia la vita stessa, fatta di momenti alti e bassi, di periodi down e periodi up. Senza questi momenti difficili, non potremmo apprezzare davvero le parti più belle, la gioia, le giornate di pieno sole e spensieratezza. Per noi, quell’ambientazione naturale non era solo uno sfondo, ma il modo perfetto per rappresentare visivamente l’essenza della canzone.
Nel tuo percorso musicale, hai iniziato più tardi rispetto a molti colleghi. Credi che questo ti abbia dato una prospettiva diversa su come affrontare le difficoltà e mantenere la speranza nel mondo della musica?
Allora, sì, ho iniziato più tardi rispetto a molti dei miei colleghi, ma da quando ho cominciato, avevo già 23 anni, non mi sono mai fermata. Ho davvero messo il turbo! Ho fatto molto e sono cresciuta tanto. È un percorso difficile, certo, ma penso che lo sarebbe stato comunque, anche se avessi iniziato prima. So che, magari, se avessi iniziato prima, mi si sarebbero aperte altre porte. Ne sono consapevole, ma la passione, l’impegno, lo studio, la fatica e l’entusiasmo che ci ho sempre messo mi hanno impedito di perdere le speranze. Con il tempo, ho capito che il vero successo è fare qualcosa di cui essere fieri, anche a distanza di anni, qualcosa che mi rappresenti e che mi faccia dire di aver fatto un bel lavoro. Questo mi dà una gioia immensa. Mai dire mai, su questo sono d’accordo, ma al momento mi sento soddisfatta del percorso di crescita che sto facendo, di quello che ho fatto e di quello che continuo a fare.
Che consiglio daresti a chi si trova in un momento di blocco o di incertezza, come quello che tu stessa hai vissuto durante la creazione di “Inevitabile”?
Io credo che i blocchi creativi esistano, anche se c’è chi non ci crede. Penso che ci siano dei momenti in cui le idee, quelle veramente creative, semplicemente non arrivano. Poi ci sono quei periodi di flusso creativo, dove improvvisamente riesci a scrivere tre o quattro canzoni di fila, una dietro l’altra. È successo anche a me: come per “Inevitabile” che ho scritto in dieci minuti, è arrivata così, all’improvviso. Quando si passa attraverso questi momenti in cui sembra che tutto sia bloccato, la cosa più importante è avere pazienza, anche se è difficile. Non è facile per un artista avere pazienza, soprattutto quando vorresti solo creare, andare avanti. Però è essenziale provarci. Un modo è sperimentare diversi approcci, magari avvicinarsi a nuovi strumenti o seguire qualche corso che possa aprire la mente. Io, ad esempio, ho fatto un corso di scrittura creativa, e mi ha aiutato a sbloccarmi, dandomi nuovi strumenti. Poi, cerco di annotarmi tutte le idee che mi vengono, anche solo nelle note del cellulare, ovunque mi trovo. Ascolto tanta musica e spesso inizio a scrivere partendo da esperienze vissute, mie o di altri, che non devono essere per forza personali. L’importante è fare, fare, fare e non smettere mai.
Hai scelto di combinare strumenti autentici con suoni moderni ed elettronici. Quanto è importante per te questa fusione tra tradizione e innovazione nella tua musica?
Per me questa fusione è fondamentale, è parte del mio stile. L’arrangiamento, in particolare, ha per me un valore enorme: è come un vestito che dai a una canzone o a un progetto, è l’identità stessa dell’artista. Ho sempre amato la tradizione e il mondo retrò, ma allo stesso tempo voglio integrarla con l’innovazione, con sonorità più moderne e attuali. Mi piace unire strumenti reali con elementi elettronici, in modo concreto e tangibile. Mi piace mantenere un gusto retrò, perché la mia formazione viene anche dal swing e dal jazz. Ne ho ascoltato tanto, quindi questi elementi fanno naturalmente parte di me. Amo combinarli con sonorità elettroniche e più contemporanee. Questo stile è qualcosa su cui ho lavorato a lungo per definire una voce che fosse solo mia. Parlo di stile e non di genere, perché detesto classificarmi in un genere predefinito.
Guardando al futuro, quali altri strumenti o sonorità ti piacerebbe esplorare per continuare a raccontare storie attraverso la tua musica?
Al momento non so rispondere con precisione a questa domanda. Forse mi sento più orientata verso qualcosa di acustico, con testi che trattano temi più universali, quindi non solo legati a me o alle mie esperienze, ma anche a questioni che vanno oltre la mia vita personale. Mi piacerebbe mantenere la mia cifra stilistica, quel pizzico di ironia e leggerezza che mi caratterizza, ma magari affrontando argomenti un po’ più impegnativi. Non che quelli di cui ho già parlato non lo siano, però mi piacerebbe esplorare di più temi che riguardano la società in generale e non solo me stessa. Ho già toccato alcuni argomenti in modo ironico e divertente in alcuni brani, ma vorrei farlo ancora di più.