Di seguito l’intervista a Napodano, un cantautore dall’animo sensibile e poliedrico attualmente in tour per presentare il suo nuovo album “Non ci sono + i cantautori”.
Benvenuto Napodano, parlaci un po’ di te e del modo in cui ti sei avvicinato alla musica.
Ciao a tutti, veramente è stata la musica ad avvicinarsi a me! Io ero troppo piccolo per volerlo coscientemente. Mio padre era musicista e quando sono nato, lo faceva a tempo pieno, il che significa che io e mia madre (beati anni ‘80) andavamo in giro con lui, frequentavamo solo altri musicisti e le loro famiglie, soltanto locali e luoghi dove si faceva musica. Ho vissuto credo il momento più bello della musica, per questo sono diventato quello che sono. Se l’avessi saputo prima…
È uscito il tuo nuovo singolo “Quando cade un dente”, ce ne vuoi parlare magari raccontandoci qualcosa che non hai ancora raccontato nelle altre interviste?
È una metafora, come ce ne sono a valanghe in ogni mia canzone, ed una metafora, in quanto tale, rappresenta un’idea più che un concetto; è come se dicessi che ho scritto una canzone d’amore pensando a mia moglie e tutti quelli che la ascolteranno dovranno pensare a mia moglie. Si capisce che è un’idiozia, no? Io tiro fuori un’idea e la trasformo in una metafora in cui chiunque si possa immedesimare, poi è la fantasia di ciascuno a fare il resto.
Che momento musicale sta vivendo il Belgio? Qual è la differenza più grande che hai riscontrato rispetto al nostro Paese?
La differenza credo sia tutta nella tempistica. Il Belgio per quanto riguarda la musica live ha subito gli stessi danni di tutti gli altri paesi d’Europa dopo il covid, solo che li ha manifestati in ritardo. Prima qui si suonava bene e le paghe erano adeguate (considerando pure che molti musicisti fanno fattura, quindi sono obbligati a tenere i prezzi più alti); poi molti locali hanno chiuso e molti altri hanno faticato a rialzarsi, non potevano permettersi di investire come prima nella musica, e là sono arrivati i “non professionisti” che hanno dimezzato il prezzo medio di mercato mandando in vacca tutti gli sforzi fatti fino a quel momento. Quindi alla fine dei conti il Belgio è diventato come l’Italia. Per quanto riguarda i progetti originali, questo è un paese piccolo che cerca di dare la giusta importanza ai propri artisti, e su questo invece l’Italia è ancora troppo indietro.
Insieme al singolo hai pubblicato un nuovo album dal titolo “Non ci sono + i cantautori”. Come sei arrivato a riprodurre il suono che lo caratterizza e quanto sei soddisfatto del risultato?
Soddisfatto a pieno io non lo sarò mai, però sicuramente mi piace il risultato; ho cercato di riprodurre la sonorità di un concerto semi-acustico del quale mi ero innamorato qualche giorno prima di cominciare a produrre l’album e credo di esserci riuscito.
Da qualche settimana è terminato Sanremo, quanto ti piacerebbe calcare il palco dell’Ariston?
Potessi farlo con le canzoni che dico io, senza scendere a compromessi editoriali, di produzione, esecuzione, concettuali, potendo parlare liberamente, svincolato da legami commerciali e soprattutto GRATIS, certo che mi piacerebbe, sono ratto, mica matto.
Progetti futuri?
Tanti, tanti concerti, festival, manifestazioni musicali di ogni genere almeno fino al prossimo autunno!