“Lost Potential” di Febe è una canzone che offre un contrasto intrigante tra il suo ritmo coinvolgente e le profonde sfumature di introspezione presenti nel testo. Il brano si distingue immediatamente per il suo sapore meno malinconico, introducendo un’atmosfera che invita irresistibilmente a muoversi a ritmo di musica.
L’elemento distintivo della canzone è il suo arrangiamento, caratterizzato da una melodia vivace e da arrangiamenti che catturano l’attenzione dell’ascoltatore fin dal primo istante. La scelta di un sound meno malinconico è azzeccata, poiché riesce a trasmettere un’energia positiva, suscitando il desiderio spontaneo di ballare e di lasciarsi trasportare dalla contagiosa allegria del brano.
Tuttavia, dietro questa facciata di gioia e movimento, si cela una tematica più profonda e riflessiva, esplorata abilmente nei testi della canzone. Febe affronta con sincerità la lotta contro la scarsa autostima, la costante sensazione di non essere abbastanza e il timore di non essere presi sul serio. Questa dualità tra la vivacità della melodia e la profondità dei testi aggiunge uno strato di complessità emotiva alla traccia, rendendola un’esperienza d’ascolto coinvolgente e stimolante.
C’è un momento specifico che ricordi come l’inizio della tua carriera musicale?
La musica l’ho sempre amata fin da quando ne ho memoria, iniziai a farmi strada in questo mondo cominciando a prendere lezioni di chitarra. Il mio maestro mi disse che avevo una voce molto bella e che dovevo coltivare questo dono. Forse chissà, se non fosse stato per lui, se ci avessi creduto allo stesso modo.
L’inizio più “serio” è stato il 15 settembre 2022, quando è uscito il mio primo singolo What If, è stato veramente un momento magico, penso mi segnerà per sempre.
Da dove trai principalmente ispirazione per le tue canzoni?
Dalle mie emozioni per quanto riguarda il testo, dai miei cantanti e gruppi preferiti nell’arrangiamento. Inconsapevolmente (ma forse neanche troppo) sono figlia della musica che sentivo da ragazzina: tutta inglese, genere pop e rock, ma non ho mai disegnato generi come l’r&b, l’hip hop, il rap e tanti altri. La musica mi è sempre piaciuta tutta in ogni sua sfumatura.
Ci sono temi o messaggi ricorrenti nelle tue canzoni?
La salute mentale, la solitudine, l’ansia, la paura di non essere ricambiati e
l’arte come terapia. Sembrano temi enormi e spaventosi, da affrontare in delle canzoni non più lunghe di quattro minuti, eppure buttarle giù renderle tangibili, mi ha aiutato ad affrontare questi mostri. Il messaggio che voglio che passi è che non sei solo, tanti soffrono queste cose e che se c’è qualcosa come l’arte che ti fa stare bene, scoprirai che anche tutte queste emozioni negative possono diventare qualcosa di bellissimo.
Quali artisti o generi musicali ti hanno influenzato maggiormente?
Le influenze musicali che ho assorbito in tutta la mia vita sono davvero da ogni genere,
in what if si sente molto l’influenza di Lana Del Rey, in Is this living Life? sicuramente
riconoscerete i Linkin Park, in Lost Potential forse un misto tra la synth, Justin Bieber, e i Coldplay. MA poi come non citare tante altre influenze per me importantissime in questo album: Avril Lavigne, Lene Marlin, The Canberries e i Coldplay. Altri grandi che adoro sono i Queen, li Wham!, i Green Day, i Nirvana, i Muse, Maroon 5, The Weekend, Sting, David Bowie, Whitney Houston, Michael Jackson, oddio potrei continuare all’infinito…
Come valuti la tua evoluzione artistica nel corso degli anni?
Questo è il primo progetto personale a cui lavoro, ma sicuramente da gli anni precedenti a oggi ho preso più consapevolezza dell’artista che sono e ho un’identità molto meglio definita. Spesso venivo eliminata dai concorsi perché appunto non mi ero ancora definita e soprattutto insicura. Avere un nome d’arte, dei temi, delle parole chiave, può aiutare ad acquisire consapevolezza di sé e del messaggio che si vuole portare a chi ti ascolta.
Qual è la tua canzone preferita da eseguire dal vivo e perché?
Ancora non ne ho avuta la possibilità, spero presto di poterlo fare appena uscirà tutto l’EP
Da dove è nata l’idea per il tuo nuovo singolo?
Avevo bisogno di mettere nero su bianco il mio stress e la mia poca autostima, non mi venivano le parole cercando di spigarlo alla psicologa così iniziai a scrivere qualcosa su un giro nei giorni seguenti e… ecco come è nata Lost Potential!
Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro in termini di carriera musicale?
Sicuramente voglio continuare a fare nuova musica, magari anche qualcosa in italiano, provare a partecipare a qualche talent come Amici o XFactor nel prossimo anno e conoscere artisti con cui poter collaborare e arricchire il mio bagaglio musicale.