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Quattro chiacchiere con i Rogue Charlie

Quattro chiacchiere con i Rogue Charlie

Rogue Charlie è un progetto indie/alternative rock attivo dal 2018, nato da cinque ragazzi che vengono da piccoli comuni della provincia di Vicenza, con la forte voglia di farsi sentire. Numerose influenze: dall’alternative rock, al pop rock, fino all’emo o all’indie rock. Numerosi anche i gruppi che li hanno ispirati, Nothing But Thieves, Red Hot Chilli Peppers, Royal Blood, Delta Sleep, Gomma e molti altri. Dai primi live nei locali della zona, ai concorsi, fino ai festival musicali, i Rogue Charlie hanno uno storico di quasi un centinaio di concerti, numero che puntano a moltiplicare negli anni a venire. Dopo l’uscita del primo EP autoprodotto nel 2020 e di due singoli negli anni successivi (in collaborazione con musicisti che lavorano per grandi personaggi della musica come Elisa), annunciano l’uscita di un altro grande progetto musicale indipendente. Sei brani, scritti e arrangiati autonomamente, in un EP che vuole avere una direzione completamente diversa dall’ultimo singolo. Questo EP è un progetto più alternativo, senza troppi filtri o regole.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare la band in occasione dell’uscita del nuovo singolo “La tempesta”. 

“La Tempesta” affronta il tema dell’ansia in modo intenso. Qual è stata l’ispirazione dietro il brano e come avete deciso di esplorare questo tema nella vostra musica?

“La Tempesta” è un brano in cui l’ansia fa da tema principale. È vista come una minaccia che incombe sulle nostre vite: ci spaventa, ci fa sentire impotenti e offusca la visione che abbiamo del futuro. A volte, però, non si riesce a spiegare, e rimaniamo incompresi agli occhi degli altri, giudicati come folli, preoccupati per una tempesta imminente che nessuno riesce a vedere tranne che noi stessi. Le sensazioni che volevamo descrivere in questo brano erano chiare, proprio perché sono riflesso di qualcosa che noi e la nostra generazione possiamo provare quotidianamente. Purtroppo, questo è un tema attuale e ricorrente, soprattutto nei giovani, che è anche però segnale del fatto che ci sia un discorso in atto sull’importanza della salute mentale.

Come è nato il progetto dei Rogue Charlie? Quali sono le vostre influenze musicali e cosa vi ha spinto a formare questa band? 

La band nasce nel 2018 dall’idea di Lorenzo e Alberto, rispettivamente chitarrista ed ex-chitarrista del gruppo, a cui si aggiungeranno poi Alessandro e Federico (voce e basso).

Solo qualche tempo dopo, per mezzo di amicizie comuni, entreranno a far parte del gruppo anche Nicolò come batterista e Laura alle tastiere.

All’inizio la band nasce un po’ “per gioco”, senza un obbiettivo preciso; il classico gruppo di amici con la passione per la musica che si trovano a suonare nel week-end, ma man mano che passano le prove la complicità aumenta fino allo sfociare del primo inedito “My Kingdom” e da qui, come si suol dire, il resto è storia.

Tra le nostre influenze ci ispiriamo a gruppi indie/alternative-rock come, per esempio, Nothing But Thieves o Arctic Monkeys; nonostante ciò, le prossime uscite presentano sonorità più cupe, derivanti dal mondo emo.

In sostanza ci piace sperimentare, grazie all’ausilio di synth, pedali e suoni che arricchiscono il pezzo, cercando di creare un prodotto finale che sia innovativo ma allo stesso tempo orecchiabile all’ascolto. 

Qual è il vostro processo creativo quando lavorate alla composizione di nuovi brani? Come avviene la collaborazione all’interno della band durante questo processo? 

La scrittura dei brani segue un processo naturale, solitamente l’idea nasce da un membro del gruppo, viene poi proposta e insieme si elabora, in modo da dare a ciascuno la possibilità di esprimere il proprio stile e idea nel brano. È un processo dinamico, senza regole, che può richiedere più o meno tempo, ma è proprio qui che risiede il cuore di ciò che facciamo. 

Nel vostro percorso musicale, quali sfide avete affrontato e come avete imparato a superarle? 

Tutt’ora ci troviamo ad affrontare numerose sfide in quanto piccoli artisti, ma sappiamo che si tratta di un percorso che si evolve continuamente e che può portarci lontano. La famosa “gavetta” a cui si va incontro per far conoscere la propria musica è un rito di passaggio, che abbiamo però imparato ad apprezzare proprio per il contatto con le persone e le esperienze che ci ha portato a fare.

 

Quali sensazioni sperate che le vostre canzoni suscitino nelle persone che vi ascoltano. 

Le nostre canzoni parlano di situazioni e di sensazioni di vita quotidiana, che vengono analizzate nei testi e ricreate nelle melodie. Raccontiamo quello che ci colpisce e cerchiamo di portare il punto di vista della nostra generazione che si approccia alla vita adulta in una società complessa e frenetica, vogliamo quindi che le persone si rispecchino in ciò che evochiamo con i testi, ma anche nelle sensazioni richiamate dalla costruzione strumentale del brano.

Quali sono i vostri obiettivi per il futuro in termini di carriera musicale?

Al momento in programma c’è l’uscita del nostro EP “Se tutto finisse qui”, di cui La Tempesta e Falena, i due singoli da poco usciti, fanno parte.

Per il momento ci stiamo concentrando sul perfezionamento del live e sulla produzione di nuovo materiale che non vediamo l’ora di farvi sentire.

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