NAPOLI – Applaudita fin dal debutto, nonchè apprezzata dalla critica e supportata dai successi ottenuti al teatro Bellini di Napoli ed in giro per l’Italia, la messinscena di “Mamma”- Piccole Tragedie Minimali, il lavoro di Annibale Ruccello, con Rino Di Martino e la regia di Antonella Morea, torna in scena domenica 11 dicembre, alle 18.30 nel Teatro CorteSe dei Colli Aminei. Dopo aver conquistato i consensi delle platee nazionali, l’attore Di Martino si ripresenta in palcoscenico con i quattro monologhi dello straordinario commediografo stabiese, prematuramente scomparso proprio all’apice della fertilità letteraria e con tutta l’essenza di un autore che è stato capace, nonostante la sua breve esistenza, di dare un forte segnale di rinascita e rinnovamento a tutta la drammaturgia italiana. Interpretati da un artista di razza come Rino Di Martino, i monologhi raccolti nelle “Piccole tragedie minimali” che comprendono i quattro episodi “Mamma”, “Maria di Carmela”, “Il mal di denti” e “La telefonata”, anche al Teatro CorteSe, condurranno tutti in una dimensione fatta di ricerca e parola. “Dopo tanti anni di vita d’attrice – ha avuto modo di affermare Antonella Morea- ho accettato di mettermi in gioco come regista con un testo di teatro che sembra fatto apposta per Rino Di Martino. Un testo dell’indimenticabile Ruccello che conoscevo dai tempi di Gatta Cenerentola e che poi, grazie al suo lavoro “Anna Cappelli”, mi ha consentito di portare a termine la mia prima fortunata esperienza di monologante”. In scena con ‘Mamma’ quattro monologhi dove mamme malefiche raccontano ancora fiabe fino alla mutazione in figure corrotte dai mass-media, Rino Di Martino deve vedersela con una folla di donne attorniate da ragazzini che si chiamano Deborah, Samanta, Morgan e con le loro conversazioni che si confondono tra messaggi personali, echi televisivi, slogan di rotocalchi e pubblicità, con le più intime confidenze e con le telenovelas, gli inni liturgici e le canzonette di Sanremo. Motore di tutta la messinscena, ancora una volta, sarà la ritualità e il mondo popolare dove l’ambiguo maschile/femminile esprime al meglio il carattere tragicomico dei personaggi.
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