Con il suo nuovo album SOLO // CAOS, Cocciglia esplora le contraddizioni della vita moderna, affrontando temi come la depressione e la solitudine, ma con un tocco di ironia che rende tutto più sfaccettato e profondo. In questa intervista, il cantautore ci parla della genesi di “S.D.U.Q.D.”, un brano che racconta una realtà dolorosa e soffocante, ma anche del suo approccio unico alla musica, che unisce riflessioni intime e spunti critici sulla società e il mondo digitale.
Il singolo “S.D.U.Q.D.” racconta una realtà molto forte e universale, quella di una vita soffocante e apparentemente senza uscita. Qual è stata la scintilla che ti ha portato a scrivere questo brano? Cosa speri possa suscitare in chi lo ascolta?
La storia di un mio conoscente, in cui tutto sembra essere apparentemente al proprio posto (una moglie, un lavoro, i figli…) ma che invece nasconde una sofferenza profonda, un dolore che mi ha colpito e ha ispirato questa canzone. Spero che arrivi il messaggio che la vita che conduciamo è figlia delle nostre scelte ed è quindi, nostra, anche la responsabilità.Se qualcosa non va, è il caso di cambiare.
In SOLO // CAOS, il tuo nuovo album, esplori temi come depressione, solitudine, e caos interiore, mantenendo sempre uno sguardo ironico. Qual è la sfida più grande nel bilanciare questi toni così diversi tra loro?
Ironia e autoironia fanno parte del mio carattere, le ho affinate nel tempo e sono state àncora di salvezza in situazioni non facili. Con l’ironia puoi dire qualsiasi cosa, le verità più scomode, trattare temi delicati e complessi, è un grande strumento. C’è bisogno, come in tutte le cose, di equilibrio, senso della misura e sensibilità.
“Animale sleale” e “La mia giostra” hanno ottenuto riconoscimenti importanti come finalisti di premi autorevoli. Come hanno influenzato il tuo percorso creativo e il tuo approccio alla musica?
Ricevere dei riconoscimenti così prestigiosi, è un dono importante, una carezza che ti indica che sei sulla strada giusta, da il senso a tutto, anche a quei momenti in cui sembrava non succedere nulla. Tutto arriva nel momento in cui deve arrivare. Diventano spinta per continuare a creare, a tirare fuori ferite, a condividere vita, in musica.
Ogni brano del disco sembra affrontare un aspetto diverso dell’esistenza moderna. Ad esempio, in “Dissocial” parli della dipendenza dai social media. Cosa pensi di come la società moderna si relaziona con il mondo digitale e quali effetti ha sulla nostra identità?
I social, il digitale, sono un’enorme opportunità. Ci servirebbe preparazione, cognizione, perché sono occasione se li si usa in maniera consapevole altrimenti rischiano di essere dannosi e basta. La nostra identità sta cambiando grazie (o purtroppo) ai social. Dipendiamo da loro e questo non credo sia sano, in fondo.
La tua musica è un viaggio tra tematiche forti e racconti personali. Qual è la tua speranza più grande per come il pubblico possa accogliere questo album?
Spero che ci sia un risveglio, che possa creare delle crepe lì dove c’è tristezza e che li spinga a cambiare. Sarebbe il successo più grande.