“Metaverso Ready”: come il metaverso crea valore nella comunicazione dei brand

MILANO – Due giorni intensi per Comunica – Media Content Creator, che durante la Milano Digital Week ha organizzato l’evento “Metaverso Ready”: un’interpretazione, in un’ottica di creazione di valore per le aziende, del cambiamento culturale che sta già avendo un impatto sulle nostre vite. Anche per chi non se ne fosse accorto.

L’agenzia milanese chiama la voce narrante di Massimo Temporelli – presidente e co-fondatore di The Fablab e noto divulgatore della cultura scientifica, tecnologica e dell’innovazione – ad accompagnare gli ospiti in un viaggio attraverso la storia per scoprire come il rapporto tra tecnologia e creatività ha portato, oggi, al Metaverso. Il Metaverso è il frutto di una maturazione tecnologica che viene da lontano ma è soprattutto un punto di arrivo culturale da cui può emergere valore per l’arte, la cultura e le aziende.

Valore per i brand, valore per le aziende, un’opportunità in chiave marketing: questo è il senso e l’obiettivo che Eugenio Marrari – Head of Digital and Content Strategy di Comunica – vuol far emergere; “Metaverso Ready” significa che le aziende devono essere pronte al cambiamento culturale sia in termini tecnici sia in termini di contenuti. Diventa quindi necessario prendere coscienza del fatto che le esperienze immersive sono un touchpoint irrinunciabile per legare al brand emozioni forti e positive. Si ha quindi l’occasione di far entrare lo spettatore nel mondo del brand, integrando l’esperienza fisica con quella digitale, rendendo possibile una customer experience che nel mondo reale non esiste.

Le applicazioni possono essere davvero infinite. Lo si può fare raccontando il proprio Heritage in modo permanente ed emozionale, far partecipare un cliente ad un evento virtuale esclusivo, a interviste o talk con la partecipazione di personaggi, testimonial o VIP difficilmente incontrabili nella vita reale. Pensiamo a un TED organizzato nel Metaverso, oppure un ciclo tematico su argomenti interessanti per il brand affrontato totalmente in uno spazio virtuale ma dove l’incontro tra giornalista e personalità è assolutamente reale. Visitando un museo o sito turistico in cui esporre diversi NFT per “ampliare l’accessibilità al patrimonio culturale”, oppure partecipare in prima persona a rievocazioni storiche di battaglie o eventi decisivi, dando un valore aggiunto nell’insegnamento della storia.
Ma ancora si possono esplorare prodotti con un dettaglio ad oggi non pensabile, mostrando componenti che dal vivo non è possibile far toccare perché nascosti; si può far testare al pubblico prodotti non ancora sul mercato, misurando il gradimento di prototipi dal punto di vista del design e delle funzioni, coinvolgendo le scuole o le accademie raccogliendo cosi dati preziosi per il miglioramento dei prodotti.
Si può offrire un servizio dedicato per incontrare tecnici specializzati o sales in grado di dare supporto molto dedicato e immediato. Non da ultimo si può fare formazione continua a venditori e clienti sui propri prodotti in spazi virtuali organizzando riunioni o meeting, webinar o workshop e condividendo dati, oggetti, materie prime durante sessioni di lavoro tra utenti che si trovano in luoghi diversi.

“Emerge chiaramente un forte legame di continuità tra le due realtà ed è fondamentale trovare il giusto equilibrio tra questi due mondi.” – hanno affermato i due relatori – “non ha importanza se si chiama Metaverso o con un altro nome, è importante capire che le esperienze immersive danno un nuovo valore alla relazione del consumatore con il brand.”

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