ROMA – Le regioni del Sud Italia si confermano anche quest’anno le mete preferite da mamma tartaruga. Il bilancio della stagione di nidificazione premia Calabria, Sicilia, Campania e Puglia. Anche quest’anno le coste italiane hanno fatto registrare un alto numero di nidi di tartaruga Caretta caretta la specie più diffusa nel Mediterraneo. L’ultimo aggiornamento (dati Tartapedia), risalente alla fine dello scorso mese di settembre, parla di 126 nidi rinvenuti dall’insieme delle associazioni in campo per la ricerca, il monitoraggio e la messa in sicurezza dei nidi sugli arenili italiani.
La campagna Tartawatchers di Legambiente, dopo il successo dello scorso anno, era stata riavviata all’inizio della stagione estiva con cui coincide l’avvio della stagione delle nidificazioni: più di 250 volontari hanno abbracciato la causa di Legambiente dedicando il loro tempo libero alla ricerca di tracce di mamma tartaruga sulla sabbia, a mettere in sicurezza i nidi individuati e a proteggerli fino alla schiusa dei tartarughini.
Il numero di nidi rinvenuti dai volontari quest’estate conferma come l’Italia, ormai, sia una tappa fissa per le femmine di tartaruga Caretta caretta che scelgono i litorali italiani per deporre le loro uova. In particolare, sono le regioni dell’Italia meridionale ad avere più appeal. A tenere la testa della classifica èla Calabria dove sono stati scoperti e messi in sicurezza ben 39 nidi, a seguire la Sicilia con 35 nidi, la Campania con 25 siti di ovodeposizione registrati e infine la Puglia con 14. Meno i nidi accertati nelle aree del centro e nord Italia: 5 in Toscana, 4 nel Lazio e uno solo in Basilicata, Abruzzo, Liguria e Sardegna.
L’estate del 2022 – pur in flessione in termini di nidi ritrovati rispetto alla straordinaria estate scorsa quando è stata raggiunta più di 250 nidi – ha fornito un grande contributo di biodiversità per il mar Mediterraneo dove migliaia di neonate tartarughe sono partite dalle coste italiane alla conquista delle onde. L’aumento dei siti di ovodeposizione sulle nostre spiagge, secondo numerosi studi, è legato anche ai cambiamenti climatici che portano le Caretta caretta a spostare il loro areale verso la zona del Mediterraneo occidentale. Ma l’alto numero di nidi rinvenuti e curati fino alla nascita dei tartarughini è soprattutto il frutto di ore di osservazione, ricerca e monitoraggio da parte degli oltre 250 Tartawatchers di Legambiente che insieme alle altre associazioni hanno presidiato le coste, turnando di giorno e di notte per tenere sotto controllo i siti di nidificazione e metterli al riparo da tanti rischi. Le uova, infatti, possono essere preda animali selvatici, delle mareggiate o possono essere danneggiate durante le operazioni di pulizia meccanica delle spiagge. Per questo i tartawatchers svolgono anche attività di informazione e sensibilizzazione coinvolgendo turisti, bagnanti e soprattutto i gestori dei lidi balneari. Quest’estate il numero di “Lidi amici delle tartarughe” è salito a 600. Tanti stabilimenti che hanno aderito ad un protocollo d’intesa con Legambiente impegnandosi ad evitare la pulizia delle spiagge con attrezzature meccaniche e a diminuire l’inquinamento acustico e luminoso nelle ore notturne per non disturbare mamma tartaruga in fase di deposizione e fecondazione delle uova e per non confondere i piccoli appena nati che si affidano ai riflessi per raggiungere il mare.
La campagna Tartawatchers si conferma un valido strumento per tutelare le tartarughe marine Caretta caretta e più in generale la biodiversità dei nostri mari. Per il secondo anno consecutivo, i volontari di Legambiente sono riusciti a tenere sotto osservazione chilometri e chilometri di costa tutelando al meglio i nidi di mamma tartaruga e i suoi piccoli. La tartaruga Caretta caretta è infatti una specie costantemente sotto pressione antropica sia in mare sia sulla terraferma; l’ovodeposizione e la schiusa delle tartarughe sono momenti delicati ed è necessaria la collaborazione di tutti per far sì che tutto vada a buon fine. Ma i pericoli continuano in mare aperto: solo poche tartarughe riescono ad arrivare in età riproduttiva perché tanti esemplari sono vittime di collisioni con barche, catture accidentali e ingestione di plastica.
Un ringraziamento speciale va quindi ai tanti volontari e a chi continua a sostenere le nostre attività a difesa delle tartarughe marine attraverso le adozioni simboliche sul sito tartalove.it.
“La buona notizia – dichiara Stefano Di Marco, Coordinatore dell’Ufficio Progetti di Legambiente e responsabile della campagna Tartawatchers – è che dal prossimo anno partirà un nuovo ambizioso progetto europeo finanziato grazie al Programma LIFE e che vedrà coinvolti 13 diversi partner di Italia, Spagna e Francia. Il progetto, denominato LIFE TURTLENEST e coordinato da Legambiente, si propone di proteggere adeguatamente le nuove aree di nidificazione della Caretta caretta nel Mediterraneo occidentale dove, a causa degli effetti del cambiamento climatico, il numero dei nidi sta sensibilmente aumentando e dove è necessario ridurre le minacce derivanti dalle attività antropiche in primis quelle legate al turismo”.
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