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Tenuta “La Canosa” ambasciatrice del territorio marchigiano

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ASCOLI PICENO – Nel Parco Nazionale dei Sibillini, in un paesaggio rurale incontaminato, si trova La Canosa, un’azienda di centodieci ettari, di cui quaranta vitati, che si dedica alla produzione di vini tipici del territorio. Immersi nel panorama collinare i vigneti beneficiano di diverse esposizioni, con altitudini che vanno dai 350 ai 550 metri ed escursioni termiche che arricchiscono il corredo organolettico delle uve.

Il nome riprende il vicino Poggio Canoso, castello edificato tra il XII e il XIII secolo dai monaci farfensi (poi benedettini), chiamato così perché si erige su un poggio roccioso calcareo il cui colore dona un aspetto quasi invecchiato, in latino “canus”.

La giovane e dinamica Alberica, che presto prenderà le redini dell’azienda, e suo padre Riccardo Reina raccontano con entusiasmo e fierezza il progetto enologico volto a valorizzare a pieno le caratteristiche di una zona vocata alla viticoltura già dai tempi del Medioevo. Infatti è sorprendente come nelle antiche mappe molti dei campi erano già vitati. Il terreno, tipico della dorsale appenninica, è calcareo ed argilloso rosso e grigio a banchi, è molto minerale ed in generale ha un buon equilibrio tra magnesio e potassio variando leggermente in base all’altitudine.

Accanto ai vigneti si trova la cantina, moderna e sostenibile, con lavorazione gravitazionale e controllo delle temperature. I vinificatori sono di piccole dimensioni per permettere l’esecuzione di vendemmie “parcellizzate”, ossia ogni raccolto viene vinificato separatamente dagli altri al fine di caratterizzare al massimo il potenziale di ogni singolo vigneto e delle varietà in esso coltivate.

I vini de La Canosa

Nella produzione de La Canosa si distinguono 4 bianchi e 6 rossi caratterizzati da una rilevante sapidità e freschezza, tannini equilibrati, struttura e persistenza. Completa questa offerta corposa la produzione di un rosato e tre bollicine. Grazie alle diverse esposizioni dei vigneti de La Canosa, ogni vino può beneficiare di una incredibile diversità in termini di caratteristiche organolettiche. Oltre alle 14 etichette in produzione presto sarà presentato anche il Verdicchio da un vigneto di 13 ettari di recente acquisizione.

Nella serata di presentazione dei vini della cantina è stata proposta la Passerina spumantizzata accompagnata da un fresco aperitivo e un fritto all’ascolana e a seguire il Pekò, il cui nome deriva dalle uve Pecorino di cui è composto il vino, perfetto per accompagnare un primo piatto a base bianca come una tagliatella ai funghi. Il roast-beef alla brace ha trovato il suo abbinamento perfetto con il Musé, vino rosso strutturato di uve Montepulciano e per chiudere il Canoso, spumante dry di Sangiovese, ottimo per esaltare dei buoni formaggi stagionati. I nomi dei vini si ispirano all’eredità latina ed al luogo, mettendo anche in risalto alcuni accadimenti storici che hanno caratterizzato queste colline. Il “Nummaria”, altro vino de La Canosa blend di Montepulciano e Sangiovese, nasce ad esempio da Theca Nummaria (cassaforte dei documenti importanti) mentre il “Nullius”, interprete del Sangiovese, dalla bolla papale Nullius Diocesis con cui il comune di Rotella e dintorni, grazie al grande potere dei monaci Farfensi, ottenne la piena autonomia economica e politica.

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