ROMA – Imprenditrice di successo nel settore del wedding da oltre 20 anni, ideatrice di intergruppi parlamentari, esperta di moda e comunicazione. Così si presenta Maria Rosaria Boccia nell’intervista esclusiva rilasciata a La Stampa, dove per la prima volta racconta la sua verità sul caso che coinvolge il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e che sta mettendo in agitazione il governo.
Boccia parla apertamente dei viaggi condivisi con il ministro, sottolineando che non erano sempre legati alla sua attività istituzionale. “Non tutti i viaggi erano professionali”, afferma, citando anche concerti dei Coldplay e de Il Volo. Rivela poi la sua decisione di registrare le conversazioni con Sangiuliano a partire dalla fine di luglio 2024, dopo che il ministro le avrebbe detto una frase che l’ha profondamente colpita: “Io sono il ministro, sono un uomo, rappresento l’istituzione, e in futuro nessuno crederà a quello che dirai”.
Secondo Boccia, lei e il ministro si erano conosciuti nell’agosto 2023 a Pompei, durante la presentazione della candidatura della cucina italiana come patrimonio dell’Unesco. Da allora, i loro incontri si sarebbero intensificati a partire da maggio 2024, con viaggi che includevano Ercolano, Polignano a Mare, Riva Ligure, Taormina e Milano. “Il mio ruolo era quello di consigliere per i grandi eventi”, spiega Boccia, specificando di aver firmato un contratto che, però, non è mai stato portato a termine. “Bisogna chiedere al ministro perché l’accordo non è andato a buon fine,” aggiunge.
Sulle accuse di sessismo, Boccia non ha risparmiato critiche a Giorgia Meloni, accusandola di aver avuto un atteggiamento denigratorio nei suoi confronti. “La premier mi ha definita semplicemente come ‘l’altra persona’. Questo è un comportamento sessista. Chi si richiama ai valori dell’essere donna ha il dovere di difendere la propria dignità, proprio come ha fatto Meloni quando ha interrotto la sua relazione pubblicamente con un post sui social”, afferma Boccia, riferendosi alla rottura della premier con il compagno Andrea Giambruno.
Boccia ribadisce di non avere paura delle accuse di reato, affermando di possedere documenti e prove a supporto della sua versione, incluse registrazioni audio e video. “Forse chi mente commette un reato. Io ho sempre e solo detto la verità,” dichiara.
Un altro elemento cruciale dell’intervista riguarda la “chiave d’oro di Pompei”, che Boccia avrebbe fatto avere al ministro. “Sangiuliano desiderava molto riceverla, anche se sapeva che non sarebbe stato semplice, dato che il sindaco di Pompei è del PD. Ho curato personalmente l’intermediazione,” racconta, sottolineando che il ministro era consapevole del valore simbolico del regalo.
Infine, Boccia lancia accuse pesanti sui presunti “ricatti” ai danni del ministro, coinvolgendo anche altri personaggi di rilievo nel mondo politico e giornalistico. “Ho ascoltato conversazioni e letto messaggi di persone che, secondo me, hanno ricattato il ministro. Chi sono dovrebbe dirlo lui. Ma posso dire che ci sono direttori di settimanali coinvolti”, conclude.