BENEVENTO – “La Via Appia, Regina viarum” è ora ufficialmente inserita nel Patrimonio Mondiale Unesco. Questo riconoscimento ci riempie di orgoglio e gioia: l’opera straordinaria di ingegneria civile realizzata da Appio Claudio Cieco oltre duemilatrecento anni fa, che collega Roma a Brindisi, è stata non solo un asse politico-strategico fondamentale per il suo ideatore, ma anche un eccezionale contenitore e giacimento culturale nel corso dei secoli.
Per il Sannio, attraversato trasversalmente per decine di chilometri da questa antica strada che rappresenta il collegamento più breve tra il Tirreno e l’Adriatico, si può affermare senza esitazione che la Via Appia è il Sannio e il Sannio è la Via Appia. È lungo questo tracciato, con cui Appio Claudio Cieco voleva avvicinare Roma alla Magna Grecia attraversando la Valle Caudina, che si sono svolti eventi epocali, come raccontato da Quinto Orazio Flacco nel suo meraviglioso resoconto di viaggio. È lungo questo percorso che, a Benevento, l’imperatore romano Domiziano volle ampliare il Tempio della Dea Iside e dove si combatté la battaglia di Manfredi di Svevia contro Carlo d’Angiò nel 1266, immortalata da Dante nel “Purgatorio”.
In questi giorni, numerosi amministratori locali hanno colto l’occasione del riconoscimento Unesco per esprimere le loro opinioni. Tuttavia, sembra che ogni opportunità sia buona per pontificare, dimenticando le vere necessità dei cittadini della Valle, attraversata dalla Regina viarum. Questi cittadini attendono risposte su questioni fondamentali: la ferrovia Benevento-Napoli, ferma da oltre cinque anni; le reti idriche colabrodo e la carenza d’acqua che durante l’estate viene dirottata verso le zone costiere.
Un capitolo a parte merita il cosiddetto asse attrezzato, gestito dall’ASI. Questa strada, anzi mulattiera, ancora incompleta, appare già più vecchia della Regina Viarum. Eviterò, per pietà, di descrivere le buche, le interruzioni, le inserzioni abusive sulla viabilità ordinaria e i lavori avviati e mai conclusi. Invito tutti a percorrerla da Arpaia verso Cervinara: nella prima curva, la vegetazione ha quasi invaso la carreggiata e i rifiuti abbandonati fanno da degna cornice a quella che, a differenza della Regina Viarum, possiamo definire Scarrupata Caudina.
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