NAPOLI – Questa notte, nel carcere Poggioreale di Napoli, si è verificata l’aggressione ad un poliziotto da parte di un detenuto nigeriano con evidenti disturbi della personalità e/o psichiatrico, in un completo stato di agitazione”, denuncia Tiziana Guacci, segretario regionale per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE. “Due Agenti sono entrati nella cella e uno dei due ha avuto la peggio: è stato colpito con un pugno violento al volto. Portato in ospedale, ha avuto dieci giorni di prognosi e quasi sicuramente gli resteranno lesioni permanenti al viso”. Per Guacci, “sono evidenti le responsabilità in sede di presa in carico dell’Area sanitaria del carcere di Poggioreale: questi soggetti dovrebbero essere allocati presso una articolazione di salute mentale, cioè in osservazione”. Il SAPPE denuncia che “questa situazione sta compromettendo la salute psicologica dei poliziotti che quotidianamente subiscono tali eventi. Ne sono la riprova le continue assenze per malattia. E’ ora di dire basta e attendiamo una risposta concreta da parte dei vertici nazionali. L’intervento è necessario onde scongiurare qualche evento che potrebbe compromettere l’incolumità dei poliziotti, ricordando che il piano ferie estivo è alle porte ed il personale è ridotto e non potrebbe reggere ancora questi eventi”.
Da Roma, il segretario generale del SAPPE Donato Capece sottolinea che, a seguito della chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziaria, moltissime persone con problemi psichiatrici sono ristrette nelle carceri del Paese e spesso proprio loro si rendono protagonisti di gravi eventi critici come quello accaduto a Poggioreale: “Il disagio mentale, dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, è stato riversato nelle carceri, dove non ci sono persone preparate per gestire queste problematiche, mancano strutture adeguate e protocolli operativi. La Polizia Penitenziaria non ce la fa più a gestire questa situazione e nei prossimi giorni valuterà se indire lo stato di agitazione. L’effetto che produce la presenza di soggetti psichiatrici è causa di una serie di eventi critici che inficiano la sicurezza dell’istituto oltre all’incolumità del poliziotto penitenziario. Queste sono anche le conseguenze di una politica miope ed improvvisata, che ha chiuso gli ospedali psichiatrici giudiziari senza trovare una valida soluzione su dove mettere chi li affollava”.
Per Capece, infatti, “da quando sono stati chiusi gli O.P.G. (gli ospedali psichiatrici giudiziari), le carceri si sono riempite di detenuti affetti da gravi problemi psichiatrici. Ormai in ogni carcere decine e decine di detenuti con gravi problemi psichiatrici vengono ospitati normalmente nelle sezioni detentive, e spesso sono ubicati nelle celle con altri detenuti che non hanno le stesse difficoltà. Oramai questi detenuti sono diventati una vera e propria piaga in diversi penitenziari e per la loro gestione sarebbero necessari trattamenti specifici all’interno di comunità terapeutiche. Il carcere non può custodire detenuti di questo tipo, a meno che non vi sia un notevole incremento di organico della Polizia Penitenziaria e di specialisti di patologie psichiatriche”.
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