NAPOLI – Antonio Conte finisce nell’occhio del ciclone dopo le sue durissime dichiarazioni contro il Var al termine di Inter-Napoli. Le parole del tecnico, pronunciate con la consueta schiettezza, non sono state affatto gradite né dai vertici arbitrali né da quelli della Figc.
Gli arbitri, in particolare, avrebbero risposto piccati al riferimento di Conte sul protocollo Var, sottolineando che le regole non le scrivono loro, ma l’Ifab, organismo internazionale che detta norme valide per tutti. E non è finita qui: gli stessi arbitri avrebbero ricordato che Conte è l’unico allenatore a non aver partecipato agli incontri formativi dedicati proprio alle novità del regolamento. Un’assenza che, a quanto pare, non è passata inosservata.
Sul fronte federale, il presidente Gabriele Gravina avrebbe accolto con una certa sorpresa – per usare un eufemismo – la stoccata del tecnico sui “retropensieri di una volta”, un riferimento velenoso che fa rivivere vecchie ombre e sospetti che la Figc sperava di aver ormai archiviato.
Ed ecco che entra in gioco la Procura federale, pronta a intervenire. Secondo indiscrezioni, un deferimento potrebbe essere formalizzato già nelle prossime ore, a testimonianza del fatto che certe parole non sono passate inosservate.
Ma se davvero Conte dovesse essere deferito, viene da chiedersi: qualcuno si sente chiamato in causa? Perché altrimenti queste reazioni sembrano un po’ “da coda di paglia”, per dirla con lo stesso spirito polemico del tecnico salentino. Certo, Conte ha calcato la mano, ma chi mastica calcio sa che le sue dichiarazioni sono spesso un riflesso della sua passione e del suo modo di proteggere la squadra.
Insomma, la battaglia tra Conte e il Var è tutt’altro che finita, e stavolta potrebbe spostarsi fuori dal campo, nelle aule federali. Ma la domanda resta: è proprio necessario questo clamore o, forse, il tecnico ha toccato un nervo scoperto?
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