Adriano Formoso: In Anteprima Il video del nuovo singolo “Nè Rabbia Nè Dolore”

Adriano Formoso: In Anteprima Il video del nuovo singolo “Nè Rabbia Nè Dolore”
Adriano Formoso: In Anteprima Il video del nuovo singolo “Nè Rabbia Nè Dolore”

ROMA – “Né rabbia né dolore”, il nuovo singolo di Adriano Formoso, il cantaterapeuta di “Tutto il bello che c’è” in onda su Rai 2 e condotto da Silvia Vaccarezza. In anteprima il video del nuovo singolo del musicista psicologo, ricercatore in neuroscienze e protagonista del Formoso Therapy Show, in uscita domani 11 Aprile 2025 su tutte le piattaforme digitali, e dal prossimo 18 aprile in rotazione radiofonica.

L’intervista: Qual è il messaggio principale che Adriano Formoso vuole trasmettere con il suo nuovo singolo “Né rabbia né dolore”?
«Con “Né rabbia né dolore” voglio lanciare un messaggio forte, che forse non piacerà a certi movimenti estremisti che difendono la donna solo da una prospettiva reattiva. Non voglio sembrare il “Generale sceso in politica della situazione”, ma credo che sia profondamente riduttivo limitarsi a fermare e punire l’uomo violento. Questo, nella prospettiva “formosiana”, non basta. Ritengo sia urgente anticipare l’agito violento, agendo sulle dinamiche relazionali e psicologiche prima che esplodano. Nella mia esperienza da psicoterapeuta e consulente tecnico, ho conosciuto troppe donne che arrivano in terapia col volto segnato da lividi e l’anima da un terrore muto. Donne che chiedono aiuto sottovoce, spesso di nascosto, temendo ritorsioni. Donne che non vogliono denunciare, che sopportano, come se il destino femminile fosse quello di mettere sempre l’uomo al primo posto. È una collaborazione inconsapevole alla propria prigionia, una forma di fedeltà alla paura, una distorsione dell’amore».

Quali sono gli obiettivi del brano “Né rabbia né dolore” nel supportare le donne che hanno vissuto situazioni di abuso e violenza?
«“Né rabbia né dolore”, è un invito a liberarsi da questa trappola emotiva, a smettere di sacrificarsi in nome di una relazione che cancella l’identità. È un messaggio per tutte le donne che devono imparare a salvarsi senza sentirsi sbagliate. Senza più odio, senza più lacrime. Con lucidità, con forza, e soprattutto… con libertà. Dobbiamo adoperarci a vari livelli per creare un lavoro di rete che consenta alle donne di riuscire a identificare l’uomo maltrattante prima ancora che costui esprima dei maltrattamenti. Nel Formoso Therapy Show fornisco una serie di strumenti per interpretare il significato di alcuni comportamenti maschili che portano un uomo a poter agire violenza su di esse. Mi piacerebbe che sia io che altri colleghi tengano degli incontri in ogni comune per studiare elementi di comunicazione e di psicologia basilari al fine di aiutare le donne più fragili a leggere al meglio come capisce e ragiona l’altro. Di mio tutto questo già lo propongo nel Centro Psicoanalitico che ho creato a Garbagnate Milanese alle porte di Milano ma a volte mi rendo conto di essere solo una goccia nell’oceano. Ma non mi fermo e persevero. Anche una goccia d’acqua col tempo può abbattere musi di pietra».

Come si intrecciano la musica e la psicologia nel lavoro di Adriano Formoso, e in che modo la sua esperienza come psicologo influisce sulla sua musica?
«Nel mio lavoro, musica e psicologia non sono mai mondi separati: si cercano, si fondono, si completano. La musica è il linguaggio dell’inconscio, delle emozioni più autentiche e profonde, e per me è uno strumento terapeutico potentissimo. Non scrivo canzoni per intrattenere, ma per toccare corde interiori, risvegliare consapevolezze, trasformare il dolore in comprensione.  La mia esperienza come psicologo entra prepotentemente nella mia musica: ogni testo nasce da ciò che ho vissuto accanto ai miei pazienti, dai silenzi che ho ascoltato, dalle verità che ho visto affiorare tra le lacrime. Ma anche dalla mia stessa storia, dai miei conflitti, dalle mie rinascite. Ogni brano è un atto terapeutico prima per me, poi per chi ascolta. Con la Neuropsicofonia ho codificato questo intreccio in modo scientifico, utilizzando frequenze, parole e suoni capaci di modificare lo stato di coscienza. È una musica che cura, che fa da ponte tra il pensiero e il cuore. Quando salgo sul palco col Formoso Therapy Show, porto tutto questo: la psicologia che canta, la musica che guarisce».

In che modo la “canzoneterapia” di Adriano Formoso può contribuire al cambiamento personale e sociale, secondo quanto affermato dallo stesso artista?
«Secondo me, la “canzoneterapia” non è solo un’idea suggestiva, ma una vera e propria metodologia che unisce l’arte alla scienza della mente. Ogni canzone è concepita come un atto terapeutico, una possibilità di riflessione emotiva, un invito al cambiamento. Nei miei testi ci sono storie, simboli, messaggi nascosti che parlano direttamente all’inconscio. Ma soprattutto, c’è uno sguardo psicologico che accompagna l’ascoltatore a riconoscersi, a prendere coscienza di sé, a mettere in discussione vecchie abitudini mentali. Credo che il cambiamento personale sia il primo passo per un cambiamento sociale.  Quando una persona si libera da una convinzione tossica, da un copione distruttivo, quell’energia si riflette inevitabilmente sulla collettività. Con la mia canzoneterapia voglio contribuire a generare questo effetto a catena: una musica che fa bene, che non anestetizza, ma risveglia. Una musica che non consola soltanto, ma responsabilizza, trasforma, apre spazi interiori nuovi. Nel Formoso Therapy Show, ad esempio, si ride, si ascolta, si piange, ma si esce diversi. Più consapevoli. È lì che la canzoneterapia diventa atto sociale».

Come si inserisce “Né rabbia né dolore” nel più ampio progetto del Formoso Therapy Show e della Neuropsicofonia, e quali sono le intenzioni dietro l’uso di questi concetti?
«“Né rabbia né dolore” si inserisce nel Formoso Therapy Show come una tappa intensa e simbolica del percorso emotivo e psicologico che propongo. Durante lo spettacolo, mentre sullo schermo scorrono immagini e filmati di donne che hanno vissuto la violenza e il silenzio, il sax soprano entra in scena con una melodia solitaria e profonda: è come se desse voce a quelle donne, al loro dolore mai espresso, alla loro forza silenziosa. In quel momento accade qualcosa di potente: il pubblico si commuove, si avvicina, si riconosce. Lo spettacolo smette di essere una performance distaccata e diventa un’esperienza di fusione emotiva tra palco e platea. Le persone non restano sedute a guardare: partecipano, vivono, si trasformano insieme agli artisti. Tutti diventiamo, in quell’istante, artisti sociali. È questo lo scopo più autentico della Neuropsicofonia: creare uno spazio dove la musica e la psicologia si intrecciano per generare consapevolezza, connessione e cambiamento reale».

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