Tommaso Sangiorgi: la voce dell’anima nel suo nuovo singolo “Il canto delle paure”

Tommaso Sangiorgi: la voce dell’anima nel suo nuovo singolo “Il canto delle paure”
Tommaso Sangiorgi: la voce dell’anima nel suo nuovo singolo “Il canto delle paure”

Nel corso della nostra intervista per Prima Music, Tommaso Sangiorgi ci ha raccontato il viaggio che lo ha portato a scrivere “Il canto delle paure”, le sue influenze musicali – che spaziano dai grandi cantautori italiani al rap – e la sua visione dell’arte come strumento di comunicazione e condivisione. Dalla scoperta del potere della musica come mezzo espressivo alla voglia di evolversi costantemente, il cantautore ci ha aperto le porte del suo mondo musicale e personale, regalandoci un ritratto sincero e profondo della sua esperienza artistica.

Attraverso parole cariche di emozione e una scrittura diretta, “Il canto delle paure” si inserisce in un percorso che unisce tradizione e contemporaneità, mescolando il lirismo cantautorale con un linguaggio fresco e vicino alla sua generazione. Ma, soprattutto, è la dimostrazione di come la musica possa abbattere muri, riconnettere le persone e dare voce a quei sentimenti che, a volte, facciamo fatica a esprimere a parole.

Scopriamo insieme il racconto di Tommaso Sangiorgi, tra passato, presente e i sogni per il futuro, in un’intervista che mette al centro la musica e la sua capacità di trasformare la vita.

C’è un momento specifico che ricordi come l’inizio della tua carriera musicale?
Se dovessi individuare un momento che segna davvero l’inizio del mio percorso musicale, dovrei tornare indietro di tanti anni, fino all’asilo. Avevo circa cinque anni quando il mio insegnante di musica mi chiese di cantare “La gabbianella e il gatto” di Ivana Spagna durante una recita scolastica. Ricordo benissimo la paura iniziale: ero un bambino molto introverso e l’idea di esibirmi davanti a tutti mi terrorizzava. Ma poi, qualcosa è cambiato. Sul palco, anziché sentirmi a disagio, ho provato una strana sensazione di pace. E quando ho visto l’emozione negli occhi dei genitori presenti, qualcosa dentro di me si è acceso. Una piccola fiamma, forse ancora inconsapevole, ma già lì.
Il vero inizio della mia carriera, però, è arrivato nel 2012-2013. Il mio migliore amico, Francesco Miserocchi, mi scrisse una canzone per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Io dovevo cantarla (ancora non scrivevo) e fui invitato dalla mia professoressa di religione a esibirmi in Piazza del Popolo, a Ravenna, davanti a tutte le scuole della città. Ricordo ancora l’emozione fortissima di quel giorno: mentre cantavo, sentivo di trasmettere qualcosa di importante, e la reazione delle persone mi ha fatto capire che la musica poteva essere uno strumento potente per esprimere ciò che sentivo dentro. È stato in quel momento che ho deciso di iniziare a scrivere le mie canzoni e a costruire, passo dopo passo, il mio progetto musicale.

Da dove trai principalmente ispirazione per le tue canzoni?
Le mie canzoni traggono ispirazione direttamente dalla mia vita, da ciò che vivo ogni giorno. Possono nascere da una relazione finita male, dall’entusiasmo di un nuovo amore o, più in generale, da tutte quelle esperienze che mi segnano nel profondo. Scrivere per me è un bisogno istintivo, quasi inevitabile.
I miei brani sono fortemente autobiografici, forse anche troppo a volte. Prendo come esempio il mio ultimo singolo, Il canto delle paure: racconta del rapporto con mia sorella, un tema molto intimo e personale. Eppure, non riesco a fare diversamente. Quando qualcosa mi tocca davvero, sento l’urgenza di trasformarlo in musica, di raccontarlo con la massima sincerità.
Allo stesso tempo, l’ispirazione non arriva solo dalle mie esperienze dirette. A volte, una storia raccontata da un amico, le sue difficoltà, le sue emozioni, possono accendere in me la scintilla giusta per scrivere. In fondo, ciò che mi guida è sempre la vita, mia o di chi mi circonda.

Ci sono temi o messaggi ricorrenti nelle tue canzoni?
Il tema ricorrente nelle mie canzoni è la vita di tutti i giorni, con tutte le sue sfumature. Parlo d’amore, di relazioni che ho vissuto, di dichiarazioni d’amore, di legami che a volte sono stati tossici e di altri che mi hanno segnato profondamente.
L’amicizia è un altro tema centrale: mi capita che un amico si apra con me, raccontandomi qualcosa di personale, e io cerco di tradurre le sue emozioni in una canzone, sempre nel rispetto della sua storia.
Lo stesso vale per la famiglia: “Il canto delle paure” parla del rapporto con mia sorella, mentre “Gli Invincibili” l’ho dedicata a mio padre, in un momento della vita in cui mi ero perso e avevo bisogno di dirgli, in musica, che sarei tornato in carreggiata.
Un altro tema che affronto spesso è il mio rapporto con me stesso, che a volte è pieno di conflitti e domande. La musica diventa il mio modo per esorcizzare il dolore, dichiarare l’amore, elaborare la sofferenza. Scrivere canzoni per me è una forma di terapia, un momento di ascolto interiore e di riflessione su chi sono e su cosa sto vivendo in quel preciso istante.

Quali artisti o generi musicali ti hanno influenzato maggiormente?
Gli artisti che mi hanno maggiormente influenzato sono quelli che hanno accompagnato la mia crescita, fin da quando ero bambino. Mia madre, fin da piccolino, mi faceva ascoltare i grandi cantautori italiani, e credo che sia stato proprio lì che ho iniziato a innamorarmi della musica: Lucio Battisti, Lucio Dalla, Franco Battiato. Le loro canzoni erano storie, immagini, emozioni messe in musica in un modo che mi affascinava.
Crescendo, ho trovato ispirazione anche in cantautori più moderni, come Cesare Cremonini, Gazzelle e Calcutta, che hanno saputo rinnovare la tradizione italiana con un linguaggio più diretto e vicino alla mia generazione.
Non vorrei dimenticarmi il rap, che è stato il punto di partenza per la mia scrittura. È grazie a questo genere che ho iniziato a giocare con le parole, a sperimentare con il ritmo e il flow. Artisti come Bassi Maestro, Fabri Fibra, Marracash, Inoki, Neffa, Frankie Hi-NRG e i Club Dogo hanno lasciato un segno profondo nel mio modo di scrivere, insegnandomi l’importanza di un testo che arriva dritto, senza filtri.
Oggi cerco di fondere tutte queste influenze nel mio stile, mescolando la profondità del cantautorato con la forza espressiva del rap e la freschezza dell’indie, per raccontare la mia vita nel modo più sincero possibile.

Come valuti la tua evoluzione artistica nel corso degli anni?
Rispetto al 2013, sento di essere cresciuto moltissimo, soprattutto dal punto di vista testuale. La mia scrittura è maturata, ma so che ho ancora tantissimo da imparare. Il mio obiettivo è rendere i miei testi sempre più fruibili, riuscendo a coniugare profondità e semplicità senza perdere autenticità.
Nell’ultimo anno e mezzo mi sono chiuso in studio per lavorare esclusivamente sulle mie canzoni, e questo percorso mi ha fatto percepire chiaramente la mia crescita. Ma so che non deve fermarsi qui: ogni giorno è un’opportunità per migliorare, affinare il mio stile e trovare nuove strade per esprimermi.
Se guardo alla mia evoluzione musicale, sia in termini di risultati raggiunti e non raggiunti, che di sfide ancora aperte, penso che il percorso che ho fatto sia stato quello giusto. È stata, ed è, una gavetta lunga e intensa, ma sempre guidata dalla passione e dal desiderio di mettere la musica al primo posto, senza perdere mai il piacere di viverla.

Qual è la tua canzone preferita da eseguire dal vivo e perché?
Sono tre le canzoni che amo eseguire dal vivo: la prima è “Il canto delle paure”, una canzone che sento tanto mia e molto autobiografica: mi emoziono ogni volta che la canto. La seconda è “Gli invincibili”, scritta per mio padre, in cui mi apro con lui e gli confido insicurezze che fino a quel momento non conosceva. L’ultima è “Ravenna”, dedicata alla mia città, scritta in occasione dell’alluvione che l’ha colpita nel maggio 2023. Quando ho la possibilità di cantarla nella mia città, è un’emozione indescrivibile.

Da dove è nata l’idea per il tuo nuovo singolo?
Il mio ultimo singolo, “Il canto delle paure”, è nato nell’ Ottobre 2023, durante un momento di riflessione nella tavernetta, che è un po’ il mio rifugio creativo. Ero seduto sul divano e, all’improvviso, ho realizzato che non sentivo mia sorella da 3 mesi, e che era davvero da tanto tempo che non ci abbracciavamo.
Il dolore per questa distanza, che fino a quel momento era rimasto nascosto nel mio inconscio, è esploso dentro di me, ed è diventato il motore di questa canzone. Ho voluto usare “Il canto delle paure” per tentare di abbattere quel muro di silenzio che ha segnato il nostro rapporto, per provare a riavvicinarci e superare quel momento di lontananza emotiva.

Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro in termini di carriera musicale?
In futuro, uno dei miei obiettivi è sicuramente crescere come autore, cercando di rendere la mia scrittura ancora più originale. Vorrei fondere il cantautorato classico con elementi elettronici, per creare un suono unico che rispecchi al meglio il mio percorso artistico. Ma la crescita non riguarda solo la parte musicale: mi piacerebbe anche evolvermi come performer, portando le mie canzoni dal vivo e condividendo emozioni con il pubblico. Non importa se sarà un concerto con poche persone; l’importante è che insieme possiamo cantare, vivere la musica e scambiarci quelle emozioni che mi spingono ogni giorno a scrivere. Certo, fare un palazzetto micca mi dispiacerebbe, eh!

 

 

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