ROMA – Terremoto sulla placca adriatica, a 25 km dalle coste marchigiane, magnitudo massima registrata 5.5 delle ore 7:07, profondità ipocentrale 8 km, paesi interessati: Croazia, Italia, San Marino e Città del Vaticano, 45 repliche con M superiore a 2.0 nelle due ore successive. Sono questi i numeri del nuovo evento sismico che sta tenendo in apprensione le popolazioni dell’Italia centrale già provate dai ben noti eventi del 2016.Si ripropone quindi il tema della sicurezza delle popolazioni, che inevitabilmente è legata alla imprevedibilità temporale del fenomeno, ma che non può prescindere da azioni virtuose che riguardano la pianificazione territoriale e la comunicazione ai cittadini.«Interventi di miglioramento sismico sulle strutture, ultimazione della degli studi e degli approfondimenti di microzonazione sismica in tutto il territorio nazionale, aggiornamento ed adeguamento dei piani di protezione civile e degli strumenti urbanistici sono le priorità assolute, in parte già avviate, ma che necessitano di una accelerazione da legare indissolubilmente ad uno snellimento delle procedure ed alla erogazione di fondi ai numerosi comuni che ad oggi non dispongono di risorse sufficienti per procedere in autonomia». Con queste dichiarazioni Daniele Mercuri del Consiglio Nazionale dei Geologi interviene a seguito delle notizie provenienti dalle Marche evidenziando come «la mappatura di tutti i rischi sia un processo in continua evoluzione, che presuppone al tempo stesso un adeguamento di tutti gli strumenti di pianificazione che coinvolgono sia i grossi centri urbani che la miriade di piccoli centri disseminati lungo la catena e quindi in aree ad elevato rischio sismico, senza trascurare la possibilità che in concomitanza di eventi sismici si possono manifestare altre criticità come le frane sismo indotte, liquefazione di sabbie ed altre».Sull’argomento interviene anche il Segretario del Consiglio Nazionale dei Geologi Domenico Angelone che si sofferma su quanto sia «necessario oggi più che mai predisporre un piano di comunicazione nei confronti della popolazione affinché ogni cittadino conosca nei minimi dettagli i contenuti dei piani di emergenza, gli atteggiamenti da osservare in caso di evento avverso e le misure di autoprotezione da osservare, ma si rende altresì indispensabile una riforma dei piani dei studio già dalle scuole primarie, affinché la “prevenzione civile” possa diventare a pieno titolo materia di insegnamento di concerto con le indicazioni fornite dagli Enti periferici e gli Ordini professionali».Una rivoluzione che rientrerebbe a pieno titolo con le misure del PNRR, impiegando anche le nuove tecnologie e la tanto auspicata transizione digitale: «le dotazioni tecnologiche e l’alfabetizzazione digitale oggi, in alcuni casi, può fare la differenza tra la vita e la morte, e la scuola in questo deve recitare un ruolo fondamentale e di primo ordine» conclude Angelone.
Commenta per primo